Purtroppo dell’albero dello Spasimo rimarranno solo le foto e i ricordi.
…”Si è provato in vari modi a salvarlo, ma il grande ailanto ha una cavità alla base che negli ultimi 6 anni è aumentata da 3 a 30 cm. E non può che ingrandirsi ancora perchè nel legno sano, come risulta da un’analisi effettuata dal prof. Livio Torta del dipartimento Saaf dell’università di Palermo, è presente un fungo agente di una carie bianca che produce laccasi: un enzima che degrada la lignina, il polimero che dà consistenza al legno degli alberi”
A scriverlo è Giuseppe Barbera, uno dei più esperti agronomi in città nonché ex assessore al verde del comune.
Vogliamo riportare l’intero post perché lo riteniamo una preziosa testimonianza:
1. Il grande ailanto dello Spasimo ha una cavità alla base che negli ultimi 6 anni è aumentata da 3 a 30 cm. E non può che ingrandirsi ancora perchè nel legno sano, come risulta da un’analisi effettuata dal prof. Livio Torta del dipartimento Saaf dell’università di Palermo, è presente un fungo agente di una carie bianca che produce laccasi: un enzima che degrada la lignina, il polimero che dà consistenza al legno degli alberi. Era un’informazione importante per confermare o meno le risultanze di precedenti analisi, visive e strumentali, di stabilità. Il dato ormai è inequivocabile: l’albero è a forte e crescente rischio di crollo.
2. Anche gli alberi invecchiano, si ammalano e muoiono. Sostegni, iniezioni di cementi o resine, ancoraggi e forme d’arte che vorrebbero approfittare delle sue spoglie non risolvono il problema, anzi, nel tempo, lo aggravano e da anni gli esperti di dendrochirurgia ne sconsigliano risolutamente l’applicazione. È inutile ogni forma di accanimento terapeutico. Anche per gli alberi è una forma di crudeltà.
3. A ridosso della chiesa c’è un grande terrapieno, nato sui bastioni delle mura urbane e divenuto, tra piante spontanee e piantagioni improvvisate, un disordinato giardino. Poco tempo fa una tempesta di vento ha schiantato un grande eucalipto su una casa, sfiorando una tragedia. Il successivo intervento ha eliminato molti degli alberi sopravvissuti e alcuni li ha orrendamente mutilati. Recuperare, con nuovi alberi accuratamente scelti e disposti, il giardino sarebbe il modo migliore per addolcire attenuare il rimpianto per un albero che non può esserci più ma era molto caro.
4. Spasimanti si erano nominati i cittadini che guidati da mio fratello Ferruccio si erano occupati nel 1995 della programmazione della serata inaugurale dello Spasimo finalmente ridato alla città con il concerto di Giovanni Sollima e, qualche mese dopo, la visita del Dalia Lama e di Richard Gere. Allora valutammo la piena stabilità dei tre ailanti nati tra le macerie. Due di questi nel 2013 caddero, senza preavviso e senza far danni. Quello rimasto aveva la piccola cavità che, sei anni dopo, ha decuplicato le sue dimensioni. Oggi i casi sono due o si tiene chiuso lo Spasimo in attesa di un impossibile recupero dell’albero o si interviene con l’abbattimento, compensando la perdita, certamente dolorosa, con un nuovo giardino.
Per correttezza di informazioni riportiamo anche l’analisi di Emanuele Rinaldi, esperto di statica degli alberi:
Non sono un amante della conservazione degli alberi ad ogni costo e sono convinto sostenitore della necessità di adottare tutte le misure, compreso un abbattimento, per la mitigazione del rischio tuttavia leggendo il comunicato dal sito web del Comune di Palermo nonchè ciò che scrive il mio prof. Barbera rimango perplesso sia per l’approccio metodologico che per le conclusioni affrettate.
1) Che l’analisi svolta in laboratorio dimostrasse la presenza di un fungo agente di carie bianca era una cosa piuttosto prevedibile nonchè scontata: era maggiormente utile piuttosto capire se la pianta avesse compartimentato ed isolato le lesioni perchè dai profili resistografici qualche dubbio resta ancora. Aggiungo, inoltre, che il prelievo con il succhiello di pressler è una pratica ormai in disuso, terribilmente invasiva, crea brutte ferite ai tessuti legnosi, rompe talvolta le barriere di compartimentazione costruite dalla pianta provocando anche la diffusione della carie.. insomma si fa quando sei all’ultima spiaggia, non di certo se hai intenzione di provare a preservare l’albero.
NOTA BENE: la maggior parte degli alberi della città presentano carie bianca..occhio che con questo approccio si abbattono tutti;
2) il dato sull’incremento della cavità dal 2013 al 2019 lascia pure molti dubbi ed incertezze: basta usare una inclinazione diversa dello strumento ed ecco che i rilievi diventano assolutamente non confrontabili. La cavità censita al 2019 dovrebbe essere solo su un quadrante con gli altri 3 quadranti apparentemente sani, con una tasca di carie di dubbie dimensioni. Insomma una cavità di piccole dimensioni se rapportata all’enorme quantità di massa legnosa apparentemente senza lesioni;
3) Gli alberi schiantati nel 2013 presentavano lesioni totalmente diverse dal caso in questione (colletti cariati per oltre il 90 % del diametro totale) pertanto prenderli ad esempio non credo sia una cosa corretta, tutt’altro..un pò come dire di abbattere tutte le Phoenix dactylifera del palmeto di Villa Bonanno perchè ogni tanto se ne schianta una;
4)Non sono state eseguite delle ispezioni anche strumentali in quota e nulla sappiamo sulle branche se non delle mere ipotesi.
Conclusioni
Non ho idea se questa pianta meriti o meno di essere abbattuta. Certamente è deperiente tuttavia è’ poco determinante sapere se la pianta sia deperiente (può anche disseccare senza schiantarsi), in un contesto, lo Spasimo, decadente se pur affascinante..piuttosto è fondamentale dimostrare se la pianta si possa schiantare oppure no perchè ancora adesso non lo si sa nè lo si può dimostrare con questo tipo di dettaglio.
Nonostante quello che vogliono farvi credere si sa ancora ben poco, in realtà, su questo albero.
Le certezze restituite ai cittadini sono solo delle ipotesi non dimostrate.
Se si fosse adottato un processo rigorosamente scientifico e maggiormente efficace il Comune avrebbe fatto eseguire quello che ho chiesto sin dall’inizio ossia
a) delle buone tomografie (sonica ed elettrica) per una quantificazione e misurazione certa delle lesioni (cavità, carie etc.), del legno sano e delle parti legnose che ancora presentano capacità di carico,
b) prove di trazione (forse),
c) ispezioni in quota anche strumentali etc. nel contesto della valutazione del rischio con la metodologia “Quantified Tree Risk Assessment”.
Nulla di tutto questo è stato fatto.
Tempi di attesa: 14 giorni.
A fine febbraio avremmo avuto i risultati, preso delle decisioni finali basate su dati inconfutabili (o quasi) e restituito lo Spasimo ai cittadini.
Rimango fortemente amareggiato, non tanto perchè l’albero sarà abbattuto, ripeto, non ho idea se lo meriti o meno, piuttosto perchè ho sperato, invano, di innescare un processo di rinnovamento metodologico sullo studio della statica della strutture arboree come la valutazione del rischio connesso alla presenza di alberi nella mia città sulla scia della scuola fiorentina (Gigi Sani), torinese (Carmelo Fruscione) etc. ma che invece, qui a Palermo, stenta a decollare e rimane ancorata a logiche ormai antiquate e sorpassate.
Ad maiora a tutti.
Riportiamo anche il comunicato stampa del comune di Palermo:
Su iniziativa della III Commissione consiliare presieduta dal Consigliere Caracausi, si è svolta ieri una riunione presso la Chiesa dello Spasimo, alla presenza di agronomi e botanici del Comune e dell’Università, nonché di una rappresentanza di associazioni ambientaliste.
E’ emerso che non vi sono alternative all’abbattimento dell’albero di Alianto che è cresciuto all’interno della navata, per la cui stabilità compromessa non vi sono alternative, non essendo ipotizzabili ancoraggi alla struttura del monumento.
E’ inoltre emerso che le stesse radici dell’albero, se non si provvederà alla rimozione, potrebbero arrecare danni alla struttura muraria rendendo ancora più grave un pericolo oggi contenuto.“Ne consegue – afferma il Presidente Caracausi – che occorre ripristinare le condizioni di sicurezza del sito mediante la rimozione dell’albero. Ove non si addivenisse ad una rapida decisione, la conseguenza è la chiusura dello Spasimo poichè non è pensabile effettuare mostre, spettacoli e matrimoni civili per cui vi sono continue pressanti richieste.”
Tutti gli agronomi e botanici presenti hanno convenuto infatti che le ulteriori analisi sui campioni di legno sano interessato dalla infezione fanno prevedere un avanzamento rapido del degrado con sempre maggiori e inevitabili rischi per la stabilità dell’albero. Anche la
Soprintendenza ai Beni Culturali ha effettuato un sopralluogo ed ha accertato che l’ailanthus presenta un forte deterioramento dei tessuti legnosi e ne ha autorizzato l’abbattimento.A conclusione dell’incontro il Presidente Caracausi ha avanzato la proposta di avviare un concorso di idee con tutte le associazioni ambientaliste per disegnare il giardino sopra le mura dello Spasimo.
La proposta è stata condivisa dal Capo Area alla Cultura dott. Verona, dal Prof. Raimondo e dai rappresentanti delle associazioni presenti che non chiedono altro che una forte attenzione per il verde nella nostra città. Il presidente Caracausi ed i consiglieri Amella, Ficarra e Giaconia presenti all’incontro insieme ai funzionari dell’Assessorato Ville e Giardini si sono fatti garanti di questo nuovo percorso già intrapreso.Commentando l’esito della riunione, il Sindaco ha affermato che “è certamente triste dover abbattere un albero e ancor di più un albero che è stato simbolo dello Spasimo e parte integrante del suo straordinario fascino. Questo intervento di messa in sicurezza renderà però possibile rilanciare l’attività di questo nostro splendido monumento, che mi auguro possa proseguire in collaborazione e sinergia con i tanti che hanno a cuore la nostra città.”
E’ un vero peccato; se fossimo in tempi migliori probabilmente l’ancoraggio lo avrebbero fatto, magari con dei rinforzi per non gravare sulle mura. Per l’uomo nulla è impossibile dopotutto.
RIP
mi chiedo e chiedo qui, non sarebbe possibile rimpiazzarlo con un altro, magari predisponendo per bene il foro e studiando anche il tipo di essenza arborea più adatta?
E’ stata esplorata questa possibilità?
In fondo l’immagine dello Spasimo è srettamente legata alla particolarità della presenza dell’albero.
è vero, lo spasimo senza l’albero non è lo stesso. l’ailanto è un albero fragile, di qualità scadente anche se pittoresco e decorativo. si potrebbe sostituire con un sommacco, con una melia o una robinia, alberi a foglie decidue. il terrapieno è in stato di semi-abbandono da sempre. soprattutto sopra al bastione c’è un giardino chiuso da molti anni per rischio crollo. il bastione è stato liberato, nel sottostante vicolo del pallone, dalla discarica. è stato ricavato un umile spazio con degli alberelli curati dagli abitanti del quartiere. sarebbe bello se si facesse un vero giardino, sia sopra che sotto.
Potrebbero mettere un pruno. O si dice susino? 🙂
Sottotitolo: è per dire che, come trovavo stucchevole la “spasimite” che ha contraddistino Palermo per anni, oggi trovo sterile il dibattito su quell’alberello malridotto.
Peraltro, e qui correggetemi se sbaglio, l’ailanto è una di quelle piante infestanti che dilaga alle nostre latitudini.
sì, e per questo è stato capace di attecchire nell’acquasantiera dello spasimo. nessun altro albero ha questa capacità riproduttiva. si può sostituire con un albero più illustre e meno fragile, che duri più a lungo e sopravviva a tutti noi.
Peccato…